Tumore alla prostata

Gentilissimo Dott. Beretta, vorrei chiederle un parere sul tumore alla prostata che hanno da poco trovato a mio suocero di 66 anni. Premetto che non ho seguito in prima persona mio suocero e tutto mi è stato riferito successivamente, quindi perdoni la superficialità dei dati.
Da biopsia fatta un mese fa, con prelievo in 15 punti diversi è emerso un tumore maligno non aggressivo che in una precedente biopsia, su un minor numero di campioni, non era emerso.
Mio suocero ha deciso di farsi asportare, entro ottobre, la prostata in laparoscopia per evitare ulteriori futuri problemi con questo tumore perchè, gli hanno detto, ogni altro tipo di cura o intervento, è solo un paliativo.
La prossima settimana eseguirà la scintigrafia ossea.
Le chiedo un parere su quali altre cure, alternative alla rimozione totale, possono essere ritenute valide, a quali disturbi permanenti andrà incontro con questo tipo di intervento e se secondo lei ci sono centri o specialisti oncologi validi (Lombardia e limitrofi) a cui rivolgersi per avere un ulteriore parere prima di una scelta così radicale (al momento ha sentito solo un andrologo-chirurgo del San Raffaele).
Inoltre gli hanno detto che si tratta di un tumore ereditario e che è il caso di tenere sotto controllo anche la prostata di mio marito (che ha 35 anni): secondo lei tra quanto tempo dovrebbe iniziare a fare esami preventivi e che tipo di esami?
La ringrazio e mi scuso se le ho rubato troppo tempo.

Gentile lettrice,

parto dalla sua ultima domanda dicendole che il tumore della prostata non è ereditario ma è segnalata una famigliarità che porta a ben valutare gli eventuali figli maschi presenti.

L'indicazione ricevuta sembra corretta e la struttura da lei citata è una delle prime ad aver introdotto l'intervento chirurgico che è stato proposto a suo suocero.

Cordiali saluti.

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