VENETO. La fecondazione eterologa è assolutamente legittima anche nella Regione Veneto

Sognatrice suprema Messaggi : 967 Data d'iscrizione : 07.05.15

«La fecondazione eterologa è un diritto da garantire»

VENETO. La fecondazione eterologa è assolutamente legittima anche nella Regione Veneto ed è corretto che rientri nell’assistenza della sanità pubblica e non lede alcun presunto diritto del nascituro...

VENETO. La fecondazione eterologa è assolutamente legittima anche nella Regione Veneto ed è corretto che rientri nell’assistenza della sanità pubblica e non lede alcun presunto diritto del nascituro all’«identità genetica».

Lo hanno stabilito i giudici del Tribunale amministrativo regionale, respingendo il ricorso presentato dall’ Associazione giuristi Pro Vita onlus e dai consiglieri regionali di Futuro Popolare, che avevano impugnato la delibera 1654/2014 con la quale la giunta regionale ha recepito le indicazioni della Conferenza delle Regioni aprendo le strutture sanitarie pubbliche del Veneto alle coppie che vogliono ricorrere alla fecondazione eterologa per avere figli. I ricorrenti “pro vita” - nel ricorso patrocinato dall’avvocato-ricorrente Giorgio Razeto, con i legali Amato, Dal Bon e tezza - sostenevano che far rientrare l’eterologa tra i livelli essenziali di assistenza fosse una violazione dell’articolo 118 della Costituzione, che riserverebbe allo Stato il compito di legiferare in materia.

Tesi respinta in blocco dal Tar, che ricorda che la Corte costituzionale - nel dichiarare con sentenza 162/2014 illegittima la legge 40/2004 che vietava la fecondazione eterologa - ha anche indicato nella stesse legge 40 i riferimenti normativi da applicare: «È evidente che la scelta dello Stato di non esercitare la podestà di “garanzia” non può essere interpretata nel senso di impedire alla stessa Regione di adottare gli atti amministrativi e quelle azioni dirette a rendere fruibile l’esercizio di un diritto».

«Al contrario», aggiungono i giudici veneti, «il mancato intervento regionale potrebbe avere l’effetto di impedire l’esercizio di un diritto e nel contempo creare i presupposti perché venga meno l’uguaglianza e la parità di tratttamento tra cittadini sottoposti al percorso della fecondazione omologa e di quelli che scelgono invece l’eterologa». I ricorrenti si erano appellati anche alla Carta dei diritti fondamentali dell’Europa sostenendo che la Regione Veneto avrebbe «negato il diritto all’identità genetica impedendo al concepito di conoscere l’identità del donatore». Obiezione liquidata dal Tar: «Il nostro ordinamento sancisce il principio dell’irrilevanza dell’identità genetica», «madre è colei che partorisce» e un uomo non è padre solo per essere «il donatore di gameti».

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